I fattori base di un’architettura IoT
La tecnologia IoT è cresciuta così tanto negli ultimi anni che l’interconnessione tra le cose (things) ormai è data per scontata anche in contesti quotidiani. Siamo trasportati, di fatto, in una nuova era digitale dove, dando per scontato che tutto debba essere connesso, quello che fa davvero la differenza è il modo in cui si ottiene il risultato.
Parlando di tecnologia IoT quindi, non possiamo non soffermarci sull’importanza rivestita dall’architettura del sistema, valutata nel suo insieme. Il modello perfetto di interconnessione e comunicazione tra tutti gli oggetti non esiste. I progettisti delle architetture, infatti, modellano le soluzioni in base a svariati fattori e condizioni.
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In linea di massima però, esistono principi che sono applicabili a prescindere e costituiscono le linee guida per realizzare un’architettura Internet of Things ben organizzata.
I fattori di base
I fattori da considerare sono rappresentati dagli elementi necessari a comporre un sistema, o un’architettura, e possono essere sintetizzati in:
- dispositivi e hardware;
- servizi;
- software;
- protocolli.
I dispositivi sono rappresentati gli oggetti stessi in quanto, nel momento in cui risultano in grado di interconnettersi, smettono di essere oggetti qualunque e diventano appunto ‘device’. Per fare un esempio, proviamo a pensare ad uno spazzolino in grado di rilevare il proprio stato di usura e di comunicarlo ad un sistema per chiedere di essere sostituito: oggetto e dispositivo coincidono.
L’hardware è rappresentato, in larga parte, dai server che ospitano gli ambienti per consentire alle applicazioni di funzionare correttamente ed in modo efficiente.
I servizi, o come si usa definirli adesso, i micro servizi, sono delle parti di applicazioni che garantiscono specifiche prestazioni ad un sistema.
Le nuove architetture si basano sul concetto di ‘specializzazione’ e la realizzazione di una rete di micro servizi, risponde esattamente a questo requisito.
Esiste poi uno strato di software necessario a garantire il funzionamento del sistema e scambiare dati e informazione tra gli oggetti. Il software risponde ai requisiti di business ed è costruito per amministrare la funzione primaria che l’oggetto deve svolgere.
Lo scambio di informazioni
In un mondo che si interconnette, vengono scambiate attraverso programmi realizzati ad hoc, informazioni relative a:
- lo stato degli oggetti per poter attuare azioni di manutenzione o sostituzione o controllo, ma anche alla comunicazione del semplice stato di acceso e spento (tipico esempio sono gli interventi di manutenzione predittiva che alcuni oggetti possono richiedere ad un sistema);
- richieste di accesso ad informazioni presenti su un altro dispositivo;
- richieste di servizi da parte di altri dispositivi;
- scambio di dati da un archivio ad un altro.
In ultimo, esistono i protocolli che rappresentano il modo in cui le informazioni transitano da un oggetto ad un altro. Tra i protocolli disponibili per garantire una così forte interazione tra gli oggetti, c’è appunto la tecnologia RFID (Radio Frequency Identification). Questo sistema di identificazione automatica si basa sul principio di propagazione di onde elettromagnetiche, con enormi vantaggi dal punto di vista del superamento di alcuni limiti che fino a poco tempo fa sembravano insormontabili. Le onde elettromagnetiche, infatti, consentono di raggiungere grandi distanze e soprattutto di scambiare i dati in modo massivo.
Questi fattori concorrono a realizzare un’architettura IoT ben organizzata e quindi ad aumentare le prestazioni dei singoli oggetti che si interconnettono.