IoT e blockchain, potenzialità e falsi miti
Sono già molti anni che si parla ormai di blockchain, ma orientarsi, specie nel web, nel mare magnum di definizioni e di concetti associati alla blockchain risulta tutt’altro che semplice. Sostanzialmente, da quando il Bitcoin ha cominciato ad aumentare esponenzialmente di valore. Anche se la bolla sembra essersi sgonfiata, va sottolineato che il World Economic Forum ha stimato che il 10% del PIL mondiale sarà archiviato su blockchain entro il 2025.
Maciej Kranz, vice presidente di Cisco System, storica multinazionale di San Francisco, leader nel campo degli switch, dei router, dei firewall, dei telefoni VoIP, ha voluto chiarire alcuni punti sulla blockchain, pubblicando un post estremamente interessante su cinque falsi miti, che si leggono in Rete. Obiettivo? Quello di spiegare ai lettori tutti quegli elementi da cui traggono origini le cosiddette bufale di internet.
Internet of Things e blockchain
Il post di Maciej Kranz pone l’accento sul ruolo dell’IoT che necessita senza ombra di dubbio della combinazione dell’Internet of Things con la blockchain, l’intelligenza artificiale, il fog computing, il machine learning e tutta una serie di tecnologie all’avanguardia, al fine di centrare obiettivi importanti e risultati ambiziosi.
Detto in poche parole, la blockchain ruota tutta attorno alla distributed ledger, a livello tecnologico, e il suo scopo primario verte tutto attorno a garantire ai sistemi di calcolo condivisi di confermare l’autenticità di una transazione avvenuta tra le parti.
Sulla base di quanto testé asserito, ecco i cinque falsi miti della blockchain secondo quanto sostiene il vice president di Cisco System.
1. Di punti di contatto fra l’IoT e la blockchain non ne esistono.
In sostanza, la blockchain è l’anello che manca affinché i progetti innovativi dell’internet of Things risultino davvero all’avanguardia. Dato che la blockchain è una delle tecnologie che possono essere combinate con l’Internet of Things, il suo ruolo sarebbe cruciale, al punto da apportare valore aggiunto nel suddetto contesto. Kranz si sbilancia, evidenziando come in una realtà aziendale i dati dell’IoT che vanno verso l’esterno, sino a raggiungere i partner, devono essere contraddistinti da massima sicurezza, totale affidabilità e piena accuratezza. La combinazione di questa tipologia di informazioni è tutt’altro che semplice, dato la loro provenienza eterogenea. Grazie alla blockchain, le transazioni decentralizzate dovrebbero essere trasparenti ai massimi livelli, la fonte dovrebbe risultare sempre unica e i diretti interessati, dopo aver consultato un’unica fonte, portatrice di verità assoluta, potrebbero decidere in modo consapevole a livello di business.
2. Uguaglianza tra blockchain e bitcoin
Altro falso mito. È vero che la blockchain viene impiegata nella registrazione dei bitcoin, nella contabilità e nel far emergere il ruolo della distributed ledger mediante le criptovalute. Ma queste cose sono soltanto alcuni dei campi dove i software che ruotano attorno alla blockchain possono essere adottati. Il loro ruolo va di fatto ben oltre alle criptovalute. La supply chain e l’health care sono due di questi.
3. Le reti blockchain sono anonime e pubbliche
Di tutti i falsi miti che circolano in Rete, è forse questo quello più grosso. Oltre alle reti blockchain pubbliche, vi sono di sicuro anche quelle private. A differenza delle pubbliche, quelle private necessitano di autorizzazioni. Le imprese prediligono il ricorso a queste ultime, perché consentono solo ai partner autorizzati, siano essi clienti o fornitori, di partecipare.
4. La blockchain non è soggetta a danni
Se più volte si è confermato che la blockchain è dell’intera catena l’anello debole… beh non c’è proprio nulla da aggiungere.
5. Applicazione della blockchain limitata solo ai servizi finanziari
Nulla di più falso, visto che i suoi utilizzi sono poliedrici. Il contesto finanziario è sì uno di quelli dove la blockchain risulta maggiormente impiegato. Tuttavia, anche le supply chain rientra di diritto fra questi. Basti pensare al tracciamento e all’identificazione dei prodotti e ai trasferimenti di proprietà. Idem per l’healthcare, come nella casistica del controllo della cartella clinica dei pazienti, previa la loro autorizzazione. L’aggiunta dei risultati degli esami permette ai medici che hanno in cura il diretto interessato di poter controllare più dati.
In conclusione
Visto quante bufale circolano sul web in rapporto alla blockchain. A mettere ordine, ci ha pensato il post del vice presidente di Cisco System. Chi meglio di un addetto ai lavori poteva far luce su questa questione!
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